Sincronicità – Jung e i Tarocchi – Un percorso dall’io al sé

di Daniela Braghieri

Il termine sincronicità etimologicamente è composto da sin ( dal greco sun – simultaneità, coesistenza) e cronos ( dal greco kronos – tempo).
Jung (1875-1961) lo ha attribuito alle situazioni in cui è presente la contemporaneità di un evento oggettivo e uno psichico che, coinvolgendo i piani dell’invisibile, possono anche manifestarsi nella realtà temporale, a distanza nel tempo.
Questi piani, pur avendo un influsso sulla materia, seguono leggi fisiche differenti da quelle che regolano il piano materiale e spazio e tempo non hanno rilevanza. Anzi sembrerebbe non influiscano sul determinarsi di questi eventi che possono apparire come coincidenze.
Siamo quindi di fronte a fenomeni esperienziali che, come tali, possono essere riconosciuti e presi in considerazione come “reali” quando vengono vissuti in prima persona.

Lo stesso Jung, nel suo libro Sincronicità (1952) racconta della sua reticenza a scrivere riguardo a questo argomento e confessa di averla superata solo perché in vent’anni aveva sperimentato una incredibile quantità di eventi sincronici.

Tali esperienze indussero Jung a prendere in considerazione lo studio e l’analisi de “I Ching” e degli “Arcani Maggiori dei Tarocchi”.
Costruire l’esagramma o estrarre una lamina dopo aver focalizzato la nostra mente conscia ci consente di utilizzare il corpo quale mezzo per rivelare e riconoscere il potenziale che è presente nell’Uno di cui ciascuno presenta una sfaccettatura; in realtà queste azioni esprimono i potenziali ben noti al nostro Essere, ma che sono celati nell’inconscio.

Jung arrivò quindi a concludere che, quando vengono consultati senza aspettative e con l’intento di entrare in sintonia con il Tutto, sia gli esagrammi che le lamine non hanno un ruolo predittivo, né tanto meno ha senso che vengano usati con quello scopo.

Qualche migliaio di parole sono state scritte per cercare di dare una spiegazione a questi fenomeni che potesse essere definita scientifica o quantomeno logica.
Man mano che l’essere umano è progredito nell’evoluzione della coscienza molti fenomeni che hanno richiesto sforzi e congetture per essere compresi si sono “rivelati”. Soprattutto ci conducono alla comprensione di quanto potente possa essere la capacità di creare determinando la qualità della nostra vita come singoli all’interno di quel Tutto che possiamo definire Uno.
In realtà è stato negli anni sessanta che iniziarono gli esperimenti in laboratorio per dimostrare scientificamente un fenomeno definito entanglement (intreccio) e fu il fisico francese Alain Aspect che nel 1982 poté dimostrarlo pienamente.
Adottato dalla fisica quantistica questo termine fu tradotto come correlazione in quanto è il legame tra due o più particelle che hanno proprietà correlate.

Quando una delle due viene sollecitata nonostante non vi sia propagazione di segnali da una all’altra, la seconda reagisce istantaneamente come se anch’essa avesse ricevuto la medesima sollecitazione. Abbiamo a che fare con la più intima struttura dell’Universo dove, al di là del tempo e dello spazio, tutto esiste intimamente legato.
Ecco che, come teorizzato dalle antiche culture sapienziali, e da studiosi come Jung e Pauli, ora la scienza ci ha confermato che l’essere umano è parte di un Tutto e che con la sua capacità ideativa è in grado di creare e plasmare la realtà in cui vive.

di Daniela Braghieri