Dott.ssa Daniela Braghieri – Dott. Angelo Granata
Scrivere un articolo che tratti dell’Omeopatia si è rivelato un poco più impegnativo di quanto non avessimo supposto. Il materiale non mancava, dal momento che avevamo alle spalle anni di lezioni preparate e tenute, conferenze e soprattutto lo studio della materia.
Al fine di fornire dei dati che, soprattutto a chi non la conosce, consentano di ricevere informazioni utili alla sua comprensione abbiamo scelto di pubblicare più paragrafi:
Le origini storiche dell’omeopatia.
Cristian Frederich Samuel Hahnemann – La vita e la sua intuizione
Fondamenti e metodologia
Diffusione dell’omeopatia
Par. 4 – Diffusione dell’omeopatia
E’ proprio l’Italia la prima nazione da cui inizia la diffusione dell’Omeopatia. Nel 1821 un medico, il boemo Necker di Melnik, dopo la partenza dell’armata austriaca, si stabilisce a Napoli e apre un dispensario ove utilizza i rimedi omeopatici come cure.
Il Dottor Francesco Romani e il Dottor Cosmo Maria de Horatiis divengono suoi allievi e contribuiscono a far si che la città partenopea, nel giro di breve tempo divenga la culla di una vera e propria “rivoluzione in medicina” e della cultura scientifica.
Sempre nel 1821 il barone, generale von Köller, che aveva scelto di curarsi con l’Omeopatia, dona all’Accademia Reale delle Scienze l’Organon e la Materia Medica Pura, di Hahnemann e la stessa Accademia incarica il dott. Alberto de Schoemberg, anch’egli medico dell’armata austriaca, di rivolgersi allo stesso Hahnemann, per approfondire la nuova dottrina.
Di ritorno da Köthen, de Schoemberg condivide i risultati delle sue ricerche davanti agli scienziati napoletani che decidono di pubblicare la sua relazione con il titolo Il sistema medico del dott. Samuel Hahnemann. Siamo nel 1822 e questo lavoro, che costituisce il primo scritto di Omeopatia pubblicato in Italia, viene esposto alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli.

Segue ne 1824 la prima pubblicazione, in una lingua diversa dal tedesco, del testo fondamentale dell’Omeopatia: l’Organon. con la traduzione del prof. Bernardo Quaranta,
Da Napoli l’Omeopatia si diffonde in Sicilia, a Roma e negli Stati Pontifici, con particolare fermento nelle Marche e in Abruzzo, in Lombardia, dove Radesky viene curato da un allievo di Hahnemann e in Piemonte.
Il dott. Settimio Cantamori, amico personale di Hahnemann e imparentato con Napoleone Bonaparte, risulta essere il primo medico a stabilirsi a Roma.
L’Omeopatia è riconosciuta e ammessa in tutti gli stati italiani e l’Italia diviene centro di irradiazione dapprima verso l’Inghilterra, la Spagna e la Francia. Non solo, dalla Sicilia, grazie al Dottor Benoit Mure, che i granuli omeopatici avevano guarito dalla tubercolosi, approda in Brasile e in Egitto.

Tra il 1830 e il 1840 i medici omeopati sono circa un migliaio di cui circa 200 solo in Sicilia.
Il successo delle terapie omeopatiche in campo epidemiologico era già stato segnalato nel 1801 dall’ “Osservatore medico di Napoli” che riferiva l’impiego dei rimedi omeopatici nelle epidemie. Dal 1830 in poi questo approccio viene scelto dai medici omeopati con un tale successo da contribuire ulteriormente alla diffusione di questa nuova terapia.
E’ verso la fine del 1800 che si concretizza il risultato delle ostilità da parte del mondo accademico. Pasteur e Koch, grazie all’impiego del microscopio, scoprono l’esistenza dei germi, causa di molteplici malattie. Ciò dimostra che la malattia quindi è conseguente ad una causa esterna e non legata a allo squilibrio della “dynamis” (energia vitale) elemento portante della dottrina omeopatica.
Il paziente, nella sua individualità e nella sua complessità psico-fisica, il cui equilibrio lo mantiene in salute, viene messo in secondo piano rispetto alla patologia che presenta.
Diviene prioritario sconfiggere il nemico e si dimentica che Pasteur, considerato il più illustre microbiologo francese, dopo aver impiegato tutta la vita nello studio dei microbi, arrivò alla conclusione che “il terreno è tutto, il microbo è nulla.
Nel 1900, il Dott. Bonino, presidente dell’Istituto Omeopatico Italiano e tra i fondatori dell’Ospedale omeopatico di Torino, afferma che sono 37 i medici omeopatici in Italia e quasi tutti legati a tradizioni familiari.
Anche la difficoltà intrinseca del metodo omeopatico, che presuppone uno studio lungo, serio e approfondito

ha giocato per molti anni un ruolo importante nel dissuadere i medici, soprattutto in Italia, dall’approfondire tale approccio terapeutico.
La soppressione dei sintomi ottenuta grazie all’impiego di sostanze “anti” è stata scelta come metodo di guarigione che quasi sempre evolve verso la cronicizzazione di una disfunzione e non verso la sua risoluzione.
I raggruppamenti dei sintomi a definire “patologie” ha facilitato la scelta di tali “farmaci” e i “rimedi” che, opportunamente scelti e individualizzati sul paziente e non sulla malattia, vengono ritenuti inutili e non efficaci.
L’esperienza di 50 anni ci ha mostrato quanto l’ascolto del paziente e dei suoi disagi, fisici , emotivi, mentali, sia la chiave per comprendere anche come e perché la patologia che lo affligge possa essersi determinata .
Sembra difficile comprendere quanto possa essere utile, soprattutto per un paziente, che il medico abbia una serie di strumenti a sua disposizione per sostenerlo quando si ritrova in uno stato disfunzionale e tra questi possa scegliere quale lo condurrà verso un benessere psico fisico.
In molte nazioni lo sviluppo dell’Omeopatia ha seguito iter ben diversi non solo in Europa, ma approfondire dove e come richiederebbe un ben elevato numero di parole.

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