L’Abete rosso

Questi articoli sulle piante hanno uno scopo solo divulgativo per far conoscere l’uso di piante ed erbe nella tradizione popolare e non intendono essere consigli terapeutici.

L’abete rosso (Picea Abies)

Quale mese migliore, se non Dicembre, per parlare dell’abete? L’abete è il protagonista natalizio delle nostre case, decorato da palline e ghirlande colorate. Vero o finto tutti conosciamo la sua forma a ‘triangolo’ perfetta: largo alla base e stretto fin su alla cima. Molti non sanno però che è un albero dalle molteplici virtù.

Innanzitutto è facile riconoscerlo e distinguerlo dalle altre conifere, anche grazie ad alcuni piccoli trucchi: la forma triangolare citata poc’anzi è il primo, in secondo luogo le sue foglie sono aghi che crescono singolarmente su tutto il ramo, si dice ‘a spazzola’, cilindrici e appuntiti; i rami ed il tronco hanno una sfumatura rossastra e le pigne oblunghe crescono verso il basso, cadendo intere quando sono mature. Sotto un abete rosso quindi – a differenza di uno bianco di cui parleremo un’altra volta – troviamo tante pigne intere!

Ha una storia lunga ed è protagonista di avventure musicali ma anche di guerra. Ma la cosa che lo rende interessantissimo è che è completamente commestibile. Aghi, gemme, foglie giovani, fiori, pigne giovani, resina e pure la corteccia interna.

Premessa: la raccolta di una qualsiasi erba – fiore – arbusto – radice selvatica deve essere fatta in maniera consapevole, dell’ambiente che viviamo, del microcosmo che andiamo ad intaccare e dell’invasività che stiamo apportando. Ci sono equilibri che non possiamo comprendere, ecco perché si raccoglie solo se si è certi di quello che si sta facendo, in una zona dove è consentito e se attorno ci sono altri esemplari.

Torniamo al peccio: usato dall’uomo per l’industria del legname è stato piantato ovunque, ed ora è considerata una pianta infestante ( lascio un asterisco su questa parola ), quindi possiamo usarlo senza sentirci in colpa per la biodiversità. 
Gli aghi: da adulti sono coriacei, fatti essiccare e polverizzati danno aromi balsamici ai risotti o aromatizzano il sale o il burro; usati al posto del rosmarino o per aromatizzare l’aceto per le insalate. Una tisana con aghi di abete è balsamica e protegge e cura la gola. 
Le gemme: verde brillante e tenere crescono tra maggio e giugno a seconda dell’altitudine. Morbidissime hanno sapore fresco e acidulo perchè contengono vitamina C. Buono il pesto coi pinoli, buone col pesce e sul gelato ma anche crude in insalata. Per aromatizzare lo zucchero si frullano insieme 50% di gemme e 50% di zucchero, si stende sottile e si fa seccare, infine si frulla di nuovo.
Rametti: fanno bene a petto e bronchi, il sapore balsamico nei decotti è piacevole.
Pigne: con le pigne giovani tagliate a metà si aromatizzano le carni alla brace e si può addirittura fare un lievito selvatico per panificare.
Resina: la raccolta è invasiva quindi meglio evitarla. In passato la resina purificata aveva molteplici usi in cucina.
Corteccia interna: anche questa è delicata da raccogliere perché tagliando la corteccia che è la parte difensiva della pianta si rischia di danneggiarla. In passato si raccoglieva, si macinava e si faceva seccare,per avere una farina di sussistenza. In montagna era difficile e costoso avere farine di soli cereali, quindi ci si arrangiava con questi stratagemmi. Le farine di grano erano mischiate a farine di ghiande, licheni e cortecce. 
Ultima curiosità: un bosco di abeti rossi si chiama pecceta. 

Articolo di Michela Fronti