di Michela Fronti
Una leggenda vuole che il fiore del tarassaco, quando Dio nel terzo giorno della creazione ordinò alla Terra di produrre erbe e frutti, chiese a Dio di assomigliare al sole, brillante nel cielo come una biglia di fuoco che irraggia luce e forza. E di assomigliare anche alla luna, bianca, perfettamente sferica, che veglia sul mondo nelle ore più buie con la premura di una madre. E di assomigliare pure alle stelle meravigliose che riempiono il cuore di speranza . Dio non si scoraggiò, era davvero colpito da questa creatura così capace di stupirsi della bellezza del Creato. Così fece in modo che il fiore del tarassaco fosse prima giallo come il sole, poi bianco e tondo come la luna, e al soffio del vento fece in modo che si trasformasse in mille stelle fluttuanti nell’aria su cui esprimere desideri.
Siamo abituati a vedere il tarassaco ( o dente di leone o soffione o piscialetto o ingrassaporci o … ) nei nostri giardini e nelle nostre aiuole. Cresce ovunque sfidando la povertà dei nostri giardini e pure il cemento. Siamo abituati a vedere il tarassaco cambiare forma da Fiore a soffione. Pochi però sanno che l’etimologia del suo nome deriva dal greco e significa ‘ Guarisco ‘. È un’erba amara comunque piacevole al gusto. Si usano radici, foglie, fiori e boccioli: tutte le sue parti aiutano a guarire.

Durante la primavera abbiamo bisogno di depurare il nostro fegato che durante l’inverno si è caricato di tossine. Il tarassaco comincia a crescere nei nostri prati proprio in questo periodo per aiutarci nella depurazione. Le erbe amare fanno parte della nostra tradizione di raccoglitori in Italia. Il nostro palato è abituato a questi gusti perché le abbiamo sempre raccolte e mangiate. In particolare, le donne che solitamente erano dedite alla raccolta, avevano questa abitudine: ogni giorno si mangiavano un tarassaco dal fusto fino al capolino gustandoselo per intero.
Molto semplicemente i fiori sono buoni crudi nell’insalate o nelle macedonie, I petali mischiati con il miele Sono una marmellata medicinale tipica del nord Europa , i boccioli messi sotto sale ricordano i capperi, ma anche messi sott’olio o sott’aceto, le foglie si mangiano in insalata crude oppure leggermente sbollentate nelle frittate, le radici sono sempre state usate come surrogato del caffè… in cucina non è difficile trovare un suo utilizzo. Per quanto riguarda le sue proprietà principalmente è diuretico ( vedi anche il nome piscialetto ! ), disintossicante, digestivo, lassativo, depurativo, colagogo. Un toccasana per il fegato, la milza ed il pancreas, contrasta le cistiti, la sua capacità drenante contribuisce a combattere la cellulite e i reumatismi. Per un trattamento depurativo primaverile la tisana è il preparato più veloce.

Nella raccolta sappiamo che dobbiamo essere rispettosi dell’ambiente. Ci sono alcuni trucchi che ci aiutano a riconoscerlo, visto che ha decine di fratelli molto simili. Innanzitutto Il fusto è singolo e non ramificato, senza foglie, che sono solo nella rosetta basale. In cima c’è un unico capolino di fiori, che è l’insieme di quelli che noi chiamiamo petali, ma in realtà sono i suoi fiori, ognuno composto da un unico petalo ligulato giallo. Il fiore sotto ha le brattee verdi rivolte in basso, se lo spezzi è cavo e ha un lattice bianco. L’unica parte non usata nè in cucina né in erboristeria è il soffione, facilmente distinguibile grazie ai semi coi paracadute bianchi, che terremo per esprimere desideri!